Un ricordo...

Aveva debuttato nel 1930 al teatro Bellini di Napoli ne’ I pagliacci divenedo in seguito un apprezzato protagonista di Verdi.

Attorno alla celebrità di alcuni cantanti e alla dimenticanza cui vanno soggetti molti altri, molte cose sono state dette e altre ci sarebbero da dire essendo vari ed imprevedibili i fattori che condizionano la carriera di un artista. Ma un dato che sorprende è che, a volte, i libri specializzati omettono nomi molto prestigiosi che tanto hanno contribuito alla crescita del mondo operistico. ‘E questo il caso di un baritono napoletano dalle qualità sia vocali che musicali, così evidenti come quelle di Mino Cavallo, cantante attivo nei teatri di tutto il mondo per circa un ventennio (1930 – 1950). Napoli Oggi, offre un omaggio alla memoria di questo artista che si è spento la scorsa settimana all’età di ottantotto anni.

Sappiamo benissimo che farsi strada all’epoca di Stracciari, Franci, Galeffi, De Luca o Basiola non era facile impresa, ma Mino Cavallo quella strada la fece, quella carriera la percorse. E non fu una carriera in sordina. Trasferitosi da Brindisi, sua città natale a Bologna per studiare con il maestro Vezzani, suoi colleghi Mafalda Favero e Alessandro Ziliani, Cavallo iniziò la carriera impegnato nel registro di tenore drammatico. Pochi anni durò l’attività tenorile che lo vide protagonista di una lunga tournée in America del Sud e Brasile. Fu in quegli anni che gli fu affidata la direzione della schola cantorum della cattedrale di Buenos Aires, carica che lasciò dopo poco tempo per ritornare in Italia dove si stabilì definitivamente nella città che più amava: Napoli. Qui si accorse, sebbene avesse una certa facilità di acuti di reggere con difficoltà la tessitura del registro tenorile, e fu per questo motivo che si ritirò dalle scene per circa un anno debuttando di nuovo nel 1930 al teatro Bellini di Napoli nel ruolo baritonale di Tonio ne I pagliacci. Da allora la sua carriera fu brillante e rapidissima. Agli inizi degli anni ’30 egli è alla ricerca del suo repertorio e accanto a talune folgoranti esibizioni verdiane – Rigoletto, Ballo in maschera, Traviata e Trovatore – sperimenta il cimento in opere che a grado a grado diventeranno pietre miliari del suo repertorio: Tosca, Andrea Chenier, Faust, Lucia di Lammermoor, Nerone (primo interprete assoluto).

Tanta diversità di ruoli, pur indicando l’eclettismo dell’interprete, segnala forse maggiormente la varietà del cantante: voce compatta, grande nel volume, possente nelle risonanze con un facile registro acuto. Qualità che nel cuore degli anni ’40 lo portarono ad una fama internazionale (dal Covent Garden – Rigoletto, Tosca, Trovatore, Traviata – al San Carlo di Lisbona – Trovatore con Lauri Volpi e Gina Cigna – dalla Carnegie Hall al teatro di Montecarlo).

 

Ritratto d'artista, dal giornale "Napoli Oggi",  articolo a firma di Massimo Iannone.